‘Mi sento a casa. Ho condiviso due anni bellissimi e importantissimi. Al di là delle tante difficoltà, il CUS è per me persone e luoghi che mi porto nel cuore’. Indossa la divisa dello staff tecnico del Settore Squadre Nazionali, per cui lavora da un paio di anni, ma sotto Alessandro Guidi è ancora uno dei …nostri.
A Torino per 3 giorni, ha seguito gli allenamenti delle formazioni giovanili, la gara di campionato dell’Under 18 Eccellenza giocata lunedì sera a San Giorgio sul Legnano, riabbracciato vecchi amici, fatto la conoscenza di chi quando lui era il capo allenatore della nostra Serie B non era ancora al CUS. Ma si è soprattutto confrontato e ha scambiato pareri e opinioni un po’ con tutti, a cominciare dal Responsabile di Sezione, Omar Cavuoto, da Alessandro Porcella, oggi Capo Allenatore della Prima squadra, e dal Responsabile del vivaio cussino, Francesco Raho.
A chiusura della visita, l’incontro alla Panetti con gli allenatori dello staff tecnico societario: ‘Continuo a vedere nel CUS una realtà dalle potenzialità clamorose. Chi la vive, ha davvero la fortuna di viverla’.
Poi Guidi è entrato nel merito della visita e ha trasfuso ai presenti conoscenze personali miste ad alcune delle indicazioni e dei valori che il Settore Azzurro, con opera capillare, sta cercando di diffondere su tutto il territorio nazionale per aumentare la qualità e la sensibilità nell’offerta di formazione tecnica ed accrescere sempre più il grado di cultura cestistica a disposizione dei giovani.
In particolare Guidi si è soffermato sulla figura dell’istruttore e sui rapporti con i ragazzi: ‘Gli istruttori sono insegnanti, formatori, educatori. Il termine non connota soltanto chi opera nel Minibasket, ma anche e soprattutto chi lavora nei Settori Giovanili. Certo, poi ci sono anche gli Allenatori, ma sono pochissimi e ad un altro livello’.
Per prima cosa gli istruttori devono pensarsi come figure di transito: ‘Le Società per cui si fa attività e i ragazzi esistevano prima di noi, ed esisteranno anche dopo. Fatta questa premessa di realismo e umiltà, la formazione, obbiettivo prioritario dell’istruttore, procede lungo due binari: mettersi in discussioni e operare per costruire giocatori. Formare significa studiare, osservare, confrontarsi, parlare, stare insieme, conoscere i ragazzi, comprenderne le dinamiche tra di loro e quelle che si instaurano tra istruttore e ragazzo. E quindi, dopo aver osservato e capito, instaurare un rapporto di fiducia che porti ad ottenere la giusta credibilità per trasmettere le giuste conoscenze della materia’.
I ragazzi del 2018 sono figli del loro tempo: ‘Sì, ma non sono poi tanto diversi dai ragazzi di 20 o 10 anni fa: hanno gli stessi sogni, le stesse passioni, gli stessi entusiasmi. Tocca a noi fargli capire il gioco, coinvolgerli, prendercene cura, Noi siamo i loro strumenti, in loro si specchierà il risultato del nostro operare’.
Taglia, talento, atletismo e sogni possano convivere: ‘Questo è il pensiero del Settore Squadre Nazionali – aggiunge Guidi -. Dobbiamo dare ai giovani l’opportunità di essere protagonisti all’interno di una storia e per farlo dobbiamo fornire loro gli strumenti necessari, comunicare con loro, ascoltarli e poi con loro trovare le eventuali soluzioni’.
In questo i dettagli sono fondamentali: ‘Non siamo coreografi, siamo degli insegnanti di pallacanestro e il processo di insegnamento della pallacanastreo passa di necessità attraverso le correzioni dei fondamentali. Senza la cura dei dettagli non si va da nessuna parte. Ma le correzioni sono credibili soltanto se noi siamo credibili’.
Comunicare, osservare e correggere: ‘Queste sono le basi per un rapporto duraturo e costruttivo: non deve esistere un distacco tra lo staff e i giocatori’.