‘È stata una stagione fantastica, anche se piena zeppa di ostacoli ed insidie. Forse l’aggettivo che meglio la fotografa è …emozionante. Questa squadra – e per squadra intendo tutti coloro che hanno partecipato al raggiungimento del risultato, dallo staff tecnico ai ragazzi, ai dirigenti e a tutti coloro che ci hanno dato una mano -, mi hanno e ci hanno emozionato in maniera diversa in ciascuna occasione. La squadra vera e propria è stata superlativa: ad ogni allenamento, ad ogni partita c’è stata da parte di tutti disponibilità massima, serietà, presenza, attenzione, collaborazione, partecipazione, identità, voglia di imparare e di crescere insieme, umiltà ma nello stesso tempo la sfrontatezza e quel pizzico di incoscienza che è giusto attendersi da ragazzi così giovani. I risultati non vengono mai per caso, e mai senza ingredienti come questi’. Così il direttore sportivo del Mastro Viaggiatore Torino Universitaria Basket, Beppe Naimo, a bilancio della vittoria del campionato di C Silver.
Il cammino è stato tutt’altro che facile: ‘Abbiamo dovuto affrontare difficoltà di vario tipo e di vario grado. Anzitutto l’estate scorsa abbiamo dovuto costruire una squadra in pratica da zero. Grazie alla disponibilità di diversi giocatori che avrebbero potuto tranquillamente giocare, e da protagonisti, nella serie superiore, siamo riusciti a creare un gruppo di partenza con le caratteristiche tecniche e di identità personale e societaria che volevamo dare alla squadra. Tutti avevano le specifiche dell’essere giovani, studenti o universitari, motivatissimi. Tutti ci hanno scelto senza titubanze, perché hanno creduto nel nostro modo di vedere e pensare il basket, e lo sport più in generale, al di là della categoria. Tutti hanno capito che volevamo fare le cose in maniera seria ma pure divertendoci. E di questo non li ringrazierò mai abbastanza’.
‘Su questa base abbiamo innestato alcuni elementi, sempre giovani e ricchi di stimoli, che ben si sposavano con le nostre idee tecniche e soprattutto abbiamo dato fiducia ad alcuni giovanissimi di talento e temperamento provenienti dal vivaio che non erano stati valorizzati, e sarebbe da dire colpevolmente visto l’impatto che hanno avuto, dalla precedente gestione tecnica’.
L’opera di assemblaggio non è stata immediata e ha richiesto tanta pazienza ed accuratezza: ‘In questo, il lavoro dello staff tecnico è stato superlativo, le risorse umane oltre che tecniche che i ragazzi hanno messo in campo ancora di più. È nato un gruppo di amici veri, che hanno iniziato a frequentarsi anche fuori dal parquet. Questo solidificarsi dei rapporti extra-basket ci ha dato una grossissima mano. Poi nessuno ha mai saltato un allenamento, ma nel contempo nessuno ha mai saltato un impegno lavorativo, scolastico o accademico, e anzi tutti hanno ottenuto e stanno ottenendo fuori dal campo risultati pari a quelli agonistici. E anche di questo siamo tutti davvero molto molto molto orgogliosi. Al punto che saremmo stati ugualmente soddisfatti, anche se non avessimo ottenuto la promozione: certo ne saremmo usciti con l’amaro in bocca, ma vedere i ragazzi stare così bene insieme è già di per sé appagante’.
La stagione è stata lunga, si diceva, e resa ancora più insidiosa dall’emergenza Covid che ha toccato il CUS come tutte le altre squadre: ‘Ad un certo punto ha proprio spaccato in due il campionato, con un sosta di due mesi. Ne siamo venuti fuori con pazienza e grazie alla preziosissima collaborazione di Medical Lab, e in particolare di Leo Gioria, che non siamo mai riusciti ad avere al CUS da giocatore, nonostante i tentativi, ma che da …imprenditore, ci ha dato una mano clamorosa nel raggiungimento del risultato, prendendosi cura con competenza e passione dei nostri ragazzi in tutte le evenienze sanitarie, non soltanto quelle legate ai return to play’.
Venendo al campionato, c’è un momento preciso in cui il gruppo ha dato i segnali di poter diventare una squadra: ‘La svolta della stagione è arrivata dopo la prima sconfitta in casa contro Cuneo. In quei 14 giorni che segnavano la nostra prima sosta imposta da calendario è scattato qualcosa. Ci sono volute ancora un paio di settimane, e le partite in casa con Pinerolo e a Saluzzo, per compattare la truppa e trasformarla in una squadra, ma nei due turni successivi a Piossasco e poi in casa con il Langhe Roero credo che abbiamo messo le fondamenta per la promozione, esprimendo una pallacanestro irreale a questi livelli’.
‘Nessuno ci ha mai regalato nulla e ogni partita è stata tiratissima, anche quelle che si sono concluse con un cospicuo margine di vantaggio: questo ci ha permesso di arrivare con la giusta tensione alla serie finale di San Mauro, che è stata durissima e a cui siamo venuti a capo proprio grazie al percorso fatto in precedenza’.
Il gruppo diventato squadra alla fine ha fatto la differenza: ‘Il basket è uno sport di squadra, sapersi ritagliare un ruolo dentro allo spogliatoio, al di là della bravura e del talento, è decisivo. In questo i ragazzi sono stati tutti fantastici e tutti protagonisti in modo diverso e allo stesso modo: ciascuno ha dato il suo contributo in maniera assoluta, convinta, determinata, sia dentro che fuori dal parquet. Siamo riusciti a superare le difficoltà individuali e quelle di squadra grazie alla clamorosa voglia di tutti di stare insieme e provare a raggiungere l’obiettivo comune. Sono tutti giovani ma hanno dimostrato di essere uomini veri. Da un gruppo di uomini vincenti, non solo nello sport ma nell’animo e nel carattere, siamo arrivati ad una squadra vincente, e poi ad una stagione vincente’.